RIEDUCARE LA MAFIA , MISSIONE POSSIBILE ?

Il mondo a passo d’uomo n.7 del 25 novembre 2019

Rubrica : il mondo in piedi

Notizia da sostenere da : la Verità del 23 novembre 2019

“Manager pubblici contro le mafie “ di Sabrina Biraghi

Notizia passata inosservata che la rubrica “il mondo in piedi “ sostiene come un punto di partenza da dove ricominciare a pensare ad una visione di “paese”, l’Italia.

A Roma si sono riuniti nel congresso dell’Unadis Unione nazionale dei dirigenti dello stato (il sindacato autonomo dei dirigenti dello stato, dei ministeri eccc..) i dirigenti dei vari ministeri e uffici pubblici in rappresentanza dello stato che vuole parlare di trasparenza , legalità comunicazione…

Se non altro c’è ancora chi si preoccupa nello stato attuale del nostro paese che è in preda ad una sindrome speriamo reversibile di decadenza culturale e industriale di pensare ad una visione di paese dove la Mafia resta l’anti – stato da combattere ad ogni livello dentro e fuori di esso.

La mafia è un pensiero che diventa corruttela dove la rassegnazione e la mancanza di volontà del singolo sono terreno fertile per infiltrarsi.

La ramificazione del male che essa sottende è talmente devastante da instillare l’idea dell’incapacità strutturale di colpirla alla radice.

Eppure esiste anche chi l’ha combattuta perdendo la vita pensiamo per esempio a Giovanni Falcone e Paolo Borsellino ,da vivi alla fine isolati ed emarginati come se il loro lavoro culturalee giudiziario di dissezione chirurgica della mafia come “fenomeno culturale” fosse stato il niente !

Suscita in chi scrive meraviglia che i due giudici uccisi in due atti di guerra prima a Capaci il 22 maggio 1992 e poi a Luglio del 1992 esattamente due mesi dopo in Via D’Amelio siano stati da vivi alla fine abbandonati al loro destino come se coloro che prima li hanno applauditi avessero deciso che erano andati “oltre il consentito”…

Fatto sta che oggi noi siamo in continuo dibattito sulla semantica del fenomeno “culturale “ mafia che come un virus ha ormai intaccato il paese come una malattia irreversibile senza valorizzare costantemente ogni giorno il valore del sacrificio di questi due magistrati , dei poliziotti , carabinieri come il generale Della Chiesa e di tanti che hanno versato il loro sangue credendo nell’ideale della giustizia…I due giudici simbolo hanno creduto nel loro lavoro, l’hanno difeso e hanno anche inserito il 41 bis nel codice di procedura penale per i detenuti di crimini di mafia , associazione mafiosa ecc.. il che vuole dire ISOLAMENTO.

Per continuare a ricordare questi due magistrati insieme a tutti coloro che per combattere la mafia sono caduti nella guerra che quest’ultima combatte contro lo stato senza dichiararla , bisogna dire no alla libertà vigilata di coloro che stanno scontando l’ergastolo fine pena mai che da piu’ parti viene sdoganato profanando la memoria di Falcone e Borsellino e di tutte le vittime della mafia ,sostenendo che la riabilitazione va anche agli ergastolani che ci sono macchiati di crimini efferrati. Non vedo in che modo si possa riabilitare un ergastolano da ergastolo fine pena mai convertendo la sua pena in libertà vigilata, permessi premio ecc.. non vedo che cosa ci sia da riabilitare ,visto che i morti che non possono parlare bastano da soli a far vergognare..

Il congresso UNADIS è quindi una testimonianza ,speriamo non formale, di mettere in campo la cultura e le strategie che Falcone e Borsellino espressero nell’organizzare il maxi processo per mafia in una aula bunker, (un lavoro monumentale che ha demolito le cosche di allora ) un’ epoca molta lontana da oggi ma che è storia e che collide con l’orientamento di vedere in un detenuto al 41 bis una persona la cui dignità le permette di saldare i debiti con le sue vittime,attraverso modifiche del regime carcerario dove la parola “ergastolo ostativo” sta diventando una parola sgradita che i giudici della corte europea dei diritti umani hanno rimesso in discussione ,senza essere loro sul campo minato della mafia per comprenderne la tossicità culturale che emana. si tratta di debiti inestinguibili per i detenuti condannati in via definitiva e per le vittime morte ammazzate di crediti inesigibili.

La memoria corta del nostro paese venga allungata dall’impegno dello stato attraverso i suoi dirigenti a perpetrare la cultura della verità e della libertà in un paese, l’Italia , la cui democrazia è forse la piu’ illuminata al mondo in fatto di pluralismo e garantismo ma non per i crimini di mafia che sono paragonabili ad un genocidio, quello della cultura che vede nei morti ammazzati la storia da non dimenticare.

Barbara Appiano

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