Sosteniamo l’informazione lenta : Cultura e identità del 6 settembre 2019 pag.4 “Era davvero la costituzione piu’ bella del mondo “ di Marcello Veneziani

Ho già avuto modo di scrivere di Marcello Veneziani giornalista de La Verità.

Il mondo a passo d’uomo ha sostenuto articoli di feroce bellezza desunti dal quotidiano la Verità per dare ai lettori di qualsiasi estrazione e orientamento la possibilità di leggere la “notizia lenta”…
Ora la nostra redazione ha scelto di sostenere un articolo illuminante che arricchisce coloro che hanno
fame non solo di cibo vegano,di diete da fame del mondo di mezzo ma di “SAPERE”..
La costituzione del Carnaro ,fu la” costituzione più bella del mondo “ superando anche la Magna Charta inglese scritta nel 1215 e tuttora in uso presso la monarchia costituzionale inglese..
La costituzione del Carnaro è come il quadro della rappresentazione della liberta’ di “Eugène De La Croix. In quanto è un disegno pulsante in divenire che ha visione d’insieme dove il cittadino è il cittadino della proprio paese e poi del mondo che il suo paese stesso rappresenta.
Il mondo e’ frammentato geograficamente e plasticamente da tanti stati, staterelli, paesi off shore che ignoro esistessero ai tempi del Vate.
Scritta dal poeta soldato D’Annunzio e dal sindacalista Alceste de Ambris è summa di parità identitaria di genere (altro che transgender .) come società naturale tra l’uomo e la donna , è una scrittura veloce nel pensiero che diventa azione come raggiungimento di un stato costituito attraverso l’ammodernamento del pensiero stesso che non vuole dire “globale”ma “nazionale”.
La confusione linguistica e grammaticale oggi tra l’uso ,l’abuso e la strumentalizzazione dei termini “nazionale” “suolo” , “patria” parole non ancora licenziate dalla Treccani , fa presagire che già cento anni fa qualcuno pensava all’Italia divenuta costituente dopo l’ultima guerra attraverso i “padri fondatori” non persone qualsiasi, ma gente che credeva nello stato come coesione ideale di un progetto paese ,oggi messo alla berlina per diventare merce di lusso per coloro che arrivano con il portafoglio gonfio per “comprare” l’Italia…
Che l’Italia si possa “vendere” insieme ai suoi cittadini , gli italiani?Non è scritto nella sua attuale costituzione e leggendo la costituzione del Carnaro, magnifica esaltazione del concetto di patria non pare proprio sia possibile sebbene ci siano accerchiamenti esterni mirati a seminare la rassegnazione nel nostro paese ,laddove rassegnare diventa diventare “proprietà materiale e intellettuale “ d’altri, delle multinazionali , dei call center che ti rispondono in un italiano stentato dalla Romania piuttosto che dalla Bulgaria…
E allora ? Allora ben venga la “riesumanzione ad oltranza “ della costituzione del Carnaro ,tirata fuori dallo sgabuzzino della storia che non ne vuole sapere di essere raccontata solo per gli ultimi 30 anni , ma che invoca lo “jnus soli della parola e della memoria “ e non ci sta ad essere “insabbiata”..

Alceste De Ambris e Gabriel D’Annunzio scrissero di un progetto condiviso , una visione che andava oltre il loro tempo ,visto che in essa la parita’ tra uomo e donna diventa poi l’anticamera del diritto al voto delle donne arrivato molto tempo dopo..
Dice Marcello Veneziani “ E’ D’Annunzio a parlare di fato latino, perpetua volontà popolare, lavoro produttivo, , sovranità collettiva di tutti i cittadini,senza distinzione di sesso, razza,, lingua ,classe e religione “evocando il Carnaro di Dante, la sublimazione della lingua dantesca , un decalogo insostituibile della nostra ITALIANITA’, in questa carta costituzionale pionieristica ed avveniristica per quanto attuale
a quella di oggi che avrà attinto da tale scrittura, vi è la funzione sociale della proprietà privata (non vista come usurpazione e furto, ma come frutto del proprio lavoro e con ciò contraddicendo l’assunto ideologico massimalista che la proprietà sarebbe un furto …)”strumentalizzando” Marx che forse non aveva ben chiaro in testa che la proprietà esiste anche nello stato di natura, che la proprietà è anche un confine geografico, la difesa di una lingua, la difesa dei valori ..tutte proprietà intellettuali prima e
materiali dopo)…
La liberta’ di parola, la libertà di utilizzare il termine sovranista non puo’ avere sempre il “virgolettato” per timore di disturbare il pensiero unico.
Io resto italiana, poi posso anche diventare europea ,ma prima di ogni cosa sono cittadina del mio paese e cittadina della mia lingua , l’italiano , un essere vivente che muta , trasla , sposta concetti idee che per esprimersi non devono vergognarsi di non essere europeisti a prescindere…
Per essere europei, dobbiamo prima essere italiani e quindi portare la nostra cultura in Europa fuori dai nostri “confini” che esistono e sono tradizioni e cultura da difendere contro il qualunquismo che per comprare l’Italia ha bisogno della banalizzazione del nostro sapere che è ultra millenario…Forse si vuole spazzare via il tempo ultramillenario di questo Paese ,così ben descritto nella costituzione del Carnaro dove arte, lavoro, sindacalizzazione, proprietà , diritto al voto delle donne e parità tra uomo e donna non voleva dire “essere sovranisti “ voleva dire essere italiani figli di una patria da difendere…
Non sporchiamo il senso delle parole che sono buone fintanto che arrivano i global a tutti i costi che suicidano le proprie radici per sprovincializzarsi ,rinunciando alle proprie radici del proprio paese , l’Italia che e’ mondo piu’ di quanto si vuole dire, costringendoci con forzature linguistiche a rintanarci per non dire che essere sovranisti vuole dire essere italiani…Forse siamo stati anestetizzati per dimenticarci chi siamo ?
Sosteniamo la nostra identità, combattiamo la banalizzazione del nostro sapere che è coacervo di genialità, bellezza, produttività… non per niente si dice Made in Italy… ovviamente scritto in inglese… proviamo a scriverlo in italiano “Fatto in Italia” esportato nel mondo , pensato e inventato in Italia , un paese dalle potenzialità infinite, un paesaggio in continuum del tempo storico che non vuole essere “svenduto”. Perchè la storia italiana è la nostra e solo noi possiamo raccontarla con i dovuti mezzi di informazione lenta che per essere metabolizzata ha bisogno di fermarsi per guardarsi intorno, bilanciando le differenze.

Barbara Appiano
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