Editoriale n.5 del 11 novembre 2019

La patria non è un condominio , la patria non è autogrill.

Da “Cultura Identità “ del 6 settembre 2019 ,settimanale cartaceo l’interpretazione necessaria del suolo
patrio.
Sono a casa mia , seduta in cucina mi scalda la fiamma del caminetto, immersa nella nebbia della campagna vercellese,con la sera che cala attraverso una fune, quella dell’associazione delle idee..
la patria è una casa abitata da una lingua , usi ,costumi ,tradizioni che non ne vogliono saperne di essere messi nel frullatore della globalizzazione….
Batteri e cimici asiatiche, xilella insomma extraterrestri e non è per razzismo o xenofobia che non amo le cimici asiatiche e la xilella, (ma semplicemente vi è tra me e loro e aggiungo anche tra gli agricoltori
italiani, una certa incompatibilità ambientale ), che planano senza chiedere asilo nella nostra casa l’Italia e così il mondo a passo d’uomo è andato a farsi un giro nei giornali cartacei settimanali e giornalieri e siccome chi cerca trova, mi sono imbattuta in un giornale che solo con il nome “Cultura Identità” ti fa il solletico e ti stimola a pensare che l’Italia non e’ un condominio tanto meno un autogrill….
Il numero del 6 settembre a pag. 2 e 3 accoglie un articolo a firma Edoardo Sylos Labini intitolato
“Quegli artisti al potere che marciarono tutti uniti”nella sezione de “l’approfondimento”…
Ora , mi domando se la patria sia una parola o un paese …. L’articolo scelto per questo editoriale che annuncia neve qui da dove scrivo in una landa desolata ma altrettanto malinconica nei suoi colori di suolo patrio (come detto mi accoglie una cucina di una cascina dove i suoi 30 metri quadrati ospitano me, il note book, un tavolo lunghissimo dove sono appoggiati libri e tantissimi quotidiani… ci troviamo nella redazione de Il mondo a passo d’uomo, una cucina diventata la sede di un giornale e i miei correttori di bozza sono la lupa di nome Vera e il felino di nome lupo Manolo.), è l’attualità del ricordo, di quello che è stato e cioè gli artisti che marciano
(nell’articolo e nella storia ivi narrata uniti)..
Attualità del ricordo è commemorare i morti , i santi, gli eroi, gli artisti…insomma coloro che in qualche modo hanno difeso i valori della patria, morendo anche se necessario come scelta da eroi(a mio avviso oggi estinti), perché i valori sono il cemento di una cultura , di una lingua di un paese.
D’Annunzio che di patria ne sapeva assai, fu, come ricordato da Edoardo Sylos Labini.. e che si faceva chiamare “Comandante “” credeva nella fratellanza dei popoli oppressi nel diritto di ogni popolo di disporre di sé stesso “.
“La sovranità appartiene a tutti i cittadini senza divario di sesso, di stirpe,, di lingua , di classe, di religione “ come citato dalla Carta di Carnaro e riportato da Edoardo Sylos Labini, la rivoluzionaria costituzione anticipatrice di tanti temi della modernità…
Mi chiedo forse erano piu’ moderni d’Annunzio e questa carta costituzionale cosi’ “attualmente “ moderna e dico avverbio di modo perché cosi’ si presenta attuale nella sua sostanza di essere motore di
partenza di un paese che vuole essere sé stesso…
Non vedo oggi , forse non ho guardato a sufficienza, l’entusiasmo inteso come “Sturm und Drang”, quel movimento tedesco e poi diventato europeo, romantico e politico insieme dove la “cosa “ paese veniva difesa attraverso l’idea di unità ..
Unità è fusione dove gli elementi superando dialetticamente le differenze attraverso le rivoluzioni si uniscono per creare il mondo , il paese .. la patria.
A Fiume cento anni fa, come scrive Edoardo Sylos Labini ,Il Vate d’Annunzio parlando di “vittoria mutilata marciò da Ronchi dei Legionari (oggi vi è un aereoporto) a Fiume per liberare la città che era a maggioranza italiana (dunque un pezzo di Italia, dunque un pezzo di patria)ma che stava per essere consegnata in mano agli slavi “perchè come sostenne “Sarebbe stata la nuova crociata di tutte le nazioni povere ed impoverite, la nuova crociata di tutti gli uomini poveri e liberi contro le nazioni usurpatrici ed accumulatrici di ogni ricchezza”
Un ricorso storico, un parallelismo alla nostra attuale Italia che non puo’ non stupire per la lucidita’ di un artista poco citato, eppure cosi pioniere nell’esprimere la libertà attraverso la marcia ,visto che prima di
marciare le persone marciano le idee …
La marcia è incedere con il passo del decidere, la marcia è agire per emergere dall’insieme che ti plasma senza vederti…
La marcia è la marcia del “quarto stato di Pelizza da Volpedo “ che in un certo senso illustra la massa che si muove perche’ ha un’identità di popolo,come NAZIONE.

Le strumentalizzazioni circolanti attorno al termine “populista” sono aria fritta… Mai sporcare le parole nate libere per essere pronunciate che non devono vergognarsi di essere inserite nel nostro linguaggio …
D’Annunzio precognizzò il nostro tempo attuale consegnato alle multinazionali che vedono l’Italia come un supermercato dove potersi comprare di tutto attraverso una vendita di fine stagione dove la stagione è
iniziata senza che ne sapessimo la data , e non si sa quando finirà visto che la scorta di bellezza museale a cielo aperto che comprende isole lagunari , castelli, musei e relativi contenuti, zone archeologiche senza
fine ha un inventario illimitato …tutto ciò sotto le varie classi politiche che si sono alternate negli ultimi decenni e che si alternano ora dove non si capisce piu’ che cosa sia la politica..
Politica ? Luogo di parola , assioma universale dove il dialogo è costruzione del mondo e il mondo e’ il nostro paese ,l’Italia, che non per colpa sua sta vivendo una crisi d’identità indotta dalla ossessione compulsiva di essere globali…
Per essere globali BISOGNA ESSERE NAZIONALI e ESSERE NAZIONALI vuole dire ESSERE PATRIA e con questo non necessariamente essere suolo -frontiera aperta per qualsiasi interesse non coincidente con la parola SOVRANAZIONALE..
Essere popolo vuole dire essere lingua ed identità, la lingua italiana non risulta essere lingua morta sebbene attacchi di neologismi , inglesismi colonizzatori vogliano farla diventare una specie di succursale delle altre lingue, l’italiano resta fintanto che ci saranno linguisti e artisti a difenderla la patria che parla incedendo sul suolo che e’ terra e memoria .La storia di un popolo e il suo pensiero nascono dalla sua lingua che è madre dell’agire , del ricordare ,del testimoniare,perchè la lingua è frontiera naturale di un paese e del suo modo di fare cultura.
“La politica deve trovare il suo fondamento nell’arte e nella cultura “ è il virgolettato dell’articolo, chiamo a raccolta i valorosi difensori della nostra patria ,gli artisti a difendere la bellezza dell’Italia paese unico per cultura , pensiero e tradizioni, forse è arrivato il momento di un’altra marcia, la marcia della lingua italiana che e’ custode della nostra invendibile e inclonabile MEMORIA.
Essere populisti vuole dire pensare che il popolo che ha fondato una nazione non puo’ per identità inviolabile diventare altro da quello che è , sarebbe ibridazione , rassegnazione e perdita del proprio humus culturale. Ognuno ha un posto ,dove nasce e cresce, un luogo dove le proprie radici sono lingua e territorio, questo è essere populisti. ?!?.Perché mai i cosidetti “populisti “ devono sentirsi in colpa per non essere europeisti, prima siamo italiani educati alla lingua italiana poi possiamo scegliere di essere anche altro, ma nella scelta di diventare “altro” abbiamo la consapevolezza della nostra TITANICA CULTURA.
Basta sporcare le parole che sono sempre INNOCENTI , tirate per la giacchetta a servizio della manipolazione.
“Cultura e identità “ fondato da Edoardo Sylos Labini e’ cultura giornalistica da sostenere, l’alternativa al pensiero unico per chi difende la propria differenza come forma di emancipazione e crescita.

Barbara Appiano
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