Informazione sostenibile :La Verita’ del 2 ottobre 2019 pag.19

“Italia ancora indietro nella cultura” di Emanuela Meucci scelto da Ilmondoapassoduomo

Informazione sostenibile, l’italia del merito sia arbitro delle istituzioni le cui tasse che noi versiamo siano commisurate in base all’economia che le medesime sono in grado di sviluppare sul  territorio, creando loro stessa attrazione e ricchezza da distribuire.

Dopo l’accanimento terapeutico del salasso irreversibile da tassa -cambiale in bianco a tassa calcolato in base al merito che ciascuna istituzione deve distribuire sul territorio.

Non solo una questione di percentuali, ma di prestigio, L’italia sarebbe fanalino di coda (tanto per non essere monotoni) nell’economia legata alla cultura.

Fanalino di coda saranno gli altri, certamente nessuno può dare lezione di cultura all’Italia che almeno si spera resti sovrana con la propria cultura ,sperando che nel frattempo non ne venga depredata,diventando non per colpa sua suddita.

E’ recente la notizia che nonostante le proteste di Italia nostra e il ricorso promosso da quest’ultima al Tar del veneto abbiamo respinto la volontà di non esportare (non sappiamo se tornerà indietro ) l’uomo vetruviano di Leonardo da Vinci che dormiva sonni tranquilli e secolari sotto in una teca in un’italica galleria di Venezia..

Ebbene , tale disegno rivoluzionario,geniale, universale da cui dipende per la prospettiva geometrica circolare che circonda quest’uomo vitruviano immortalato in una sacra nudità, il numero aulico per eccellenza, la teoria della perfezione, pari per ipotesi e dimostrazione pratica all’ellisse di Fibonacci, sarà un migrante vetusto che alla sua età dovrebbe starsene a casa sua e semmai dovrebbero essere i Francesi che lo reclamano come ospite e ripeto, speriamo torni indietro.

Nessun italiano insorge davanti a tale partenza di un pezzo dell’Italia piu’ gettonato, fotografato utilizzato da quando è stato disegnato.

Lo scambio Francia -Italia  è 7 pezzi all’Italia dalla Francia e 21 dall’Italia alla Francia e già i conti non tornano..

Se poi questa logica di scambio impari lo applichiamo alle statistiche che ci vedono con un fatturato legato all’economia della cultura al 2,3% per cento di valore  pari merito con la Spagna , ma indietro a Germania 2,7% e Francia ,8% sic che si pavoneggia con il nostro uomo vitruviano sic !

I dati in percentuali sono tratti dalle attivita’ di 119 aziende del settore (musei, spettacoli dal vivo,biblioteche, case editrici, tv, cinema) e divise in due categorie: da un lato le imprese culturali che hanno come fonte di sovvenzione  i contributi pubblici e dall’altro quelle creative che si finanziano attraverso i prodotti che producono e i servizi che offrono.

In Italia , il comparto del lavoro legato alla cultura come economia da lavoro a 830.000 persone da informazioni che desumo dall’articolo de La Verita’ del 2 ottobre 2019 a firma di Emanuela Meucci a pag. 19 ,oltre la metà delle aziende operanti si aspetta una crescita fino al 67,20% fino a tutto il 2020.

E allora ? Dovremmo essere soddisfatti ?Niente affatto. L’italia pur avendo il 60-65% del patrimonio artistico, monumentale mondiale resta una grande bellezza mal gestita..

Gli italiani non hanno consapevolezza del bene -Italia che hanno il dovere di conservare. Siamo dei portinai senza portineria, essendo quest’ultima un luogo da nord a sud, sempre aperto in stato di abbandono , con zone ad alta potenzialità turistica che restano in ombra perche’ coloro , e cioe’ le istituzioni locali non hanno le capacita’ manageriali per convertire i paesaggi , i monumenti e tutte le altre amenita’ in “attivo circolante”.

Sorprende che i dati desunti dall’articolo siano stati oggetto di studio di Intesa San Paolo e Mediocredito, (referente-esperto Gregorio De Felice) che nati come istituti bancari si sono trasformati in psicologi ,tutori del bene “arte” da cui pero’ ricavarne un utile…

L’italia resta SOVRANA e MAI SUDDITA della propria bellezza che gli italiani hanno il dovere sin dalla culla di conservare.

Siamo portinai del bene “ARTE” e sovrani sul nostro territorio di cio’che tutto il mondo ci invidia, non ho sentito nessun grande media gridare al  ratto “dell’uomo vitruviano “ ? Non ho sentito nessun intellettuale urlare al furto del solo patrio e relativo contenuto ? 

Tutti zitti , allineati e piegati al  pensiero unico che “svende” l’unicita’ del nostro paese.

Cultura, bene incommensurabile che senza consenso è entrata in un listino prezzi, quello che per forza ci vuole tutti in insieme mescolati e fluidi, mentre essere l’unicità è la caratterizzazione “unica” di un popolo , di un paese e questo non e’ negativo, al contrario e’ senso di appartenenza alla propria storia  e quella italiana e’ andata dappertutto lasciando segni di civiltà.

Non mi sembra che spostare capolavori quali il disegno vetusto  dell’uomo vetruviano con il rischio che possa incorrere in incidenti di percorso data l’età-sarebbe come trasportare un anziano di 500 anni.. magari ci vorrebbe un’ambulanza attrezzata-,sia essere “internazionali”…

Non e’ l’uomo vetruviano che deve andare in Francia ma è la Francia che deve venire in Italia, cosi’ la cultura diventa economia di bellezza sul territorio ,un punto di attrazione dove sono gli altri a venire da noi senza che noi spostiamo (non si capisce perche’) i nostri tesori senza un ritorno  culturale di pari grandezza, visto che tale opera e’ UNICA, ma dimenticavo nell’era del globale è tutto mescolato per fare in modo che chi è “unico” (nel senso di versione originale ) arrivi a vergognarsi per non essere uguale e conforme alla legge non scritta di un mercato non ufficiale che ha deciso che l’Italia sia diventata terra di predazioni e conquista senza che noi “conquistati “ e “depredati” possiamo dire che tutto  vogliamo tranne che essere globali, magari Leonardo da Vinci interrogato da dove si trova potrebbe dire la sua ,ma non avendo lo smartphone non possiamo metterci in collegamento diretto…

Diciamo pure, che il suo pupillo “l’uomo universale” meglio conosciuto come vitruviano non era nato per essere globale, visto  che all’epoca al massimo si parlava di uomo “rinascimentale”.

Cultura , potremmo con essa che deborda da ogni angolo del nostro magnifico paese, vivere senza delocalizzare merci , industrie e persone.



Barbara Appiano

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