L’abbandono dalla nascita che diventa subcosciente ricordo e che produce arte come genialità e intuito: Leonardo da Vinci abbandonato dalla mamma e adottato dall’arte della metafisica.

EDITORIALE N.10 DEL MONDO A PASSO D’UOMO DEL 15 DICEMBRE 2019

La grandezza del genio si misura post mortem !

Dio si pensa come idea prima del mondo e si materializza attraverso l’eternità dell’arte.

Questa settimana ho scelto un bellissimo articolo firmato da Vittorio Sgarbi pubblicato su “La verità” di ven. 13 dicembre Leonardo , l’artista imperfetto che più si avvicinò al mistero di Dio “

Sgarbi parte da lontano , passeggia nel mondo dell’arte come idea di creazione prima e unica,si sofferma sull’ontos in senso di conoscenza che Leonardo cercava come Dio fonte del sapere e poi facendo qualche salto di secolo attraverso l’esempio dell’orinatoio di Duchamp domandandosi se è un ‘opera d’arte e poi dandosi la risposta “ lo è”,aggiungendo che “un orinatorio vale l’altro ma non quello di Duchamp” perché in esso vi è l’intuizione dell’artista..

Passando poi dai suoi esordi dove lui si dice “era un perfetto sconosciuto nel 1980” ma che già allora non gli impediva di entrare o con le buone o con le cattive alla Biennale d’arte che allora appunto esponeva l’orinatoio di Duchamp ,ci narra come il giorno prima la sua incursione alla Biennale le avesse dato la possibilità di vedere l’opera d’arte di Duchamp”l’orinatoio”ma come il giorno dopo alla presenza di Giovanni Spadolini da una sua prima occhiata all’opera si accorse che qualcosa era cambiato ….

L’orinatoio di Duchamp non era più di Duchamp ,come ci spiega il critico d’arte secondo il “ready made” l’opera era stata dipinta su una porta dell’appartamento di Duchamp che ne aveva ben 10 tolta quella utlizzata come tavolozza ne restavano 9…

Sgarbi ci racconta con ironia narrativa come la porta dove era stata dipinta l’opera fosse stata nel frattempo un inserviente vedendo “sporca” l’opera nel suo insieme decise essendo le biennali “vernassige “ di imbiancarla… L’orinatoio non era piu’ in superficie ma sotto uno strato di vernice… come scrive Sgarbi era stato trasformato… ma sempre lui era…

Il resto potete leggerlo voi stessi sull’articolo.Partendo da tale osservazione , possiamo inoltrarci nei meandri enigmatici dell’arte di Leonardo che e’ un tutt’uno di conoscenza ,visto che la poliedrica versatilità l’ha trasportato nei meandri ai più sconosciuti che sono immaginazione come intuizione e quindi ricerca dell’assoluto che nella sua arte si risolve come enigma visivo e enigma intellettivo..

Il Cenacolo, la Gioconda, la Dama con l’ermellino, sono speculazioni intellettuali tradotte in cromie statiche dove a muovere l’osservatore è la sospensione assolutamente unica in quanto leonardesca, della simmetria ,dei canoni estetici , delle scelte dei soggetti che sono ieratici nel posare sé stessi come se dovessero restare fermi per farsi guardare dagli occhi contemporanei e da quelli a venire …

L’arte del genio di leonardo è osservazione introspettiva dove il soggetto resta fermo per farsi guardare ,ma allo stesso tempo pare lui stesso essere assorto nell’afflizione umana dell’inseguire per intuire in senso precategoriale Dio come idea prima ancora che divinazione.

L’applicazione dell’intuizione per inseguire il senso delle cose , inseguirà l’artista scenziato per tutto la vita, perche’nella sua opera vi è la lentezza anche manuale del lavorare i colori come se si volesse soffermare punto su punto sull’esistenza dell’idea che Dio e’ creazione e quindi noi stessi siamo creazione e in quanto tali siamo divinazione come conseguenza di un’idea che il genio avendo visione d’insieme nell’attimo della gestazione dell’opera spiega attraverso l’enigma dell’esistenza che non e’ spiegare ma interrogarsi e con ciò facendo reiterando nel tempo la finalità dell’uomo che ricerca per riempire il vuoto.

Al di là delle osservazioni del Vasari , oggi Leonardo potrebbe essere una star televisiva invitata nei vari salotti a spiegare ciò che non si puo’ spiegare ma solo intuire e cioè l’eternità delle cose come interrogazione costante del nostro divenire senza che Dio in questa abbia necessità di rilasciare un’intervista sul “perchè”,visto che Dio senza di noi vive benissimo e visto che siamo noi che ne facciamo una necessità traslata nello stato dell’arte e della scienza che sono verità e bellezza, quello che Schiller spiega secoli dopo Leonardo parlando di coincidenza di momenti .

Leonardo ha raggiunto la coincidenza della bellezza metafisica come rivelatrice della verità che sommata all’intuito diventa semplicemente genio come intervallo tra il reale e il surreale e in questa interruzione vi è l’intento dell’artista di dialogare con la natura che è creatrice e creazione senza discontinuità come una luce che sgorga senza mai spegnersi dando attraverso i riflessi lo stimolo a cercare la ragione della nostra esistenza che in Leonardo era molto sviluppata.

Leonardo ha rappresentato il Rinascimento nella sua essenza , l’uomo che e’ ricerca e centro delle cose come spiritualità e fisicità un binomio dove l’una è complementare all’altra, una necessità che oggi è urgenza di riavvicinarsi alla finalità dell’essenza dell’uomo che e’ essenza divina in quanto forma unica e originale di un’idea che resta tuttora a scatola chiusa.

In questa curiosità risiede il senso dell’abbandono vissuto da bambino visto che la madre non ne volle sapere di lui, ciò ,per chi scrive ha influito sulla sua curiosità quasi maniacale di trovare la chiave di volta del mondo , un mondo che nasce e cresce dove le madri sono la vita che viene al mondo e in Leonardo l’abbandono della madre segnò l’ossessione di ricercare la verità attraverso l’interpretazione dell’arte come metafisica della vita, visto che si occupo’ anche di medicina e fece autopsie su cadaveri di donne, soffermandosi sull’origine della vita ,come segno e monito della sua opera che io chiama “metartescienza”.

Barbara Appiano

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